Descrizione
Come evidenzia Alesssandro Cabianca nel suo Ombre a specchio: la scrittura poetica di Vincenzo De Cunzolo:
Echi di eventi e persone che lasciano significative tracce affioranti nella memoria di chi ne tenta il racconto per immagini improvvise, lacerti di paesaggio, minimi eventi che ne hanno condizionato il tempo futuro o talvolta ricompaiono come ombre di un passato che non è rimasto propriamente passato: questo ritroviamo innanzitutto nella poesia di De Cunzolo, un passato che opera ancora nel presente: tracce, immagini, persone, tutte in un unico, lento, trascorrere. E’ su questo racconto senza trama che ci si deve interrogare leggendo De Cunzolo, perché quel suo “dire per sé”, cioè far emergere ricordi irrelati che il lettore non può riconoscere, comporta uno sforzo di interpretazione che implica, per un lettore anche smaliziato, la possibilità di uno scacco, di un mancato riconoscimento.
[…] Tutto appena accennato, come per una condivisione aprioristica e una complicità inespressa e mai compiutamente esplicitata: é l’emergere di sensazioni di un tempo quanto mai lontano, che non ha perduto ancora la sua forza di attrazione e di emozione, a specchio con gli spazi ed il tempo del vivere. Questa che si potrebbe definire “scrittura a specchio” si appoggia al passato per far emergere le emozioni del presente ed è il modo per superare le molte resistenze ad un raccontare aperto e liberatorio; un racconto, quindi, per suggestioni, per passaggi interni, per immagini o velate metafore, un percorso tutto in ombra.
[…] Poesia, in sintesi, come parola ungarettianamente significativa, anche simbolicamente pregnante, che rivela un universo ricco di umanità, con un passato emozionale che riaffiora; ma il modo sorprende per quel dire in ombra, suggerire a specchio, far riapparire del vissuto quel che forse si sarebbe perduto nell’indistinto presente.
Santa Costanzo, nella sua Nota critica, aggiunge che
è nei versi di Musicista dove è racchiuso il nucleo della poesia di De Cunzolo, e, al contempo, l’origine della sua ispirazione:
…
Il terzo dito scivola
sul bicchiere lustro
e il mio archetto doma
suoni rovesci.
Il dito che, scivolando sul bicchiere, semplice oggetto di uso corrente, genera suoni come se facesse vibrare un nobile strumento a significare che la melodia della poesia può sorprenderci provenendo da un dove inusuale, da oggetti ed eventi apparentemente scontati. La zingara colta nel suo divinare non sempre scevro da secondi fini (Fattucchiera Lucana), la scatola di latta che in origine conteneva le sarde sotto sale poi nobilitata a vaso per i fiori (La mia casa), le foglie d’autunno immagine della nonna morente (Gratitudine), bambini sordomuti che applaudono nel loro linguaggio gestuale (Amici silenti), la visita a luoghi religiosi o di storica memoria (Iraq, Istria, Gerusalemme, Gaza, Venosa, Ulivo di San Giovanni in Venere, Manoppello, Passaggio del Re, Polvere senza elmo), sono esempi di occasioni per l’ispirazione di De Cunzolo. Ma il suo archetto, il suo censore interiore, nascosto nei recessi dell’anima, “doma suoni rovesci”.
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