Descrizione
Prefazione
Il secondo volume della collana, sulla scia del primo, continua a riferirsi ad un ambito applicativo quale quello dell’Esecuzione Penale Esterna. Anche in questo caso, abbiamo preso in considerazione il lavoro delle strutture che, per mandato istituzionale, si occupano di violazione della Norma e applicazione di misure alternative al carcere: gli UEPE. Già dal titolo del testo troviamo tutti gli elementi che saranno oggetto di trattazione nello scritto. Innanzitutto, si tocca il Ruolo degli UEPE per avere un riferimento teorico e tecnico da considerare per fondare il mandato operativo (cioè come gli UEPE erogano il servizio definito dal mandato istituzionale), che si realizzi a partire dall’esplicitazione di un obiettivo e di precise strategie che ne consentano il perseguimento. Tutto questo inserito dentro all’Amministrazione della Giustizia, che è il “punto fermo”, “definito per Legge”, che sta dentro al termine Societas (l’insieme delle Norme), per fare in modo che la proposta (di carattere operativo e gestionale) si mantenga ancorata al mandato istituzionale e sia coerente con esso. Dulcis in fundo, la Mediazione dialogica: lo “spazio” teorico e metodologico che prendiamo a modello per poter configurare il mandato operativo degli UEPE, che restituisce centralità alla Communitas (ossia alle interazioni dialogiche che persistono prima, durante e dopo la violazione delle Norme) e da qui descrivere il profilo di competenze degli operatori e le prassi operative.
Ecco allora che, se nel precedente lavoro il contributo era una riflessione generale sulla valenza di Servizio per la Comunità che è l’UEPE, in questo si scende più nel dettaglio, al fine di descrivere come la Mediazione dialogica offra indicazioni per:
(1) definire quale possa essere il mandato operativo degli UEPE (declinandolo in un obiettivo e in strategie che si riferiscono all’Ufficio stesso);
(2) esplicitare quali siano l’obiettivo di ruolo e le competenze che gli operatori sociali devono impiegare e
(3) le prassi che caratterizzano l’operatività.
Pertanto, le pagine che pubblichiamo, sono ambiziose (avanzano una proposta di lavoro, entrano nel merito delle competenze e delle prassi, e non solo) e hanno un duplice valore: da un lato, tutelare il patrimonio conoscitivo (e dunque operativo) che grazie all’adozione dei Codici e dello Stato di Diritto è oggi disponibile e governa la nostra Società (la Societas di cui prima); dall’altro, utilizzare questo patrimonio per poterlo traghettare e sviluppare nella Comunità del futuro. Ossia, se ci occupiamo delle interazioni dialogiche – la Communitas – riusciamo anche a farne una questione di rispetto della Norma e ricomposizione della violazione della Norma stessa. E così facendo, riusciamo a “mantenere attiva” la Societas che viceversa “si ferma” al cospetto della dichiarazione di violazione della Norma e definizione della sanzione.
Il valore dell’operazione che si compie con questo scritto – lo diciamo richiamando l’immagine di copertina – è ciò che si mostra con l’opera d’arte contemporanea di Edoardo Tresoldi a Siponto, nel Comune di Manfredonia (Foggia): l’artista, infatti, (ri)costruisce l’architettura della basilica paleocristiana di Santa Maria secondo i volumi originari, con una rete metallica permanente e trasparente. Questo per tutelare il patrimonio e valorizzarlo in una prospettiva futura che è affidata al linguaggio dell’arte contemporanea, in grado di riraccontare e rileggere la struttura del XII secolo, tra i luoghi più visitati in Puglia. Per noi il processo è (stato) lo stesso, seppur con contenuti diversi: ricostruire la Societas, cioé occuparsi di violazione della Norma e ricomposizione della stessa, attraverso un’architettura di interazioni dialogiche (che fanno riferimento alla responsabilità condivisa e alla coesione sociale, coerentemente al piano della Communitas), che può consentirle di rimanere salda, preservata, oltre che proiettarla nel futuro e per il futuro di noi tutti.
I curatori della collana La Mediazione Dialogica®
Gian Piero Turchi
Michele Romanelli
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