Descrizione
Introduzione, di Elena Alma Ferron
Immaginiamo un brain storming sulla scuola e tutti lasciano liberamente affiorare le idee che si riallacciano al tema. La scuola, quando ci sei dentro, è corridoi e scale, prima delle aule. Fuori è portone e spazio di fronte, con una spessa nube di fumo prima di entrare. L’atrio inghiotte soprattutto gli studenti che fanno massa e poi anche il personale, e i genitori, e i visitatori occasionali. La scuola è luce riflessa da muri dipinti di fresco (o più spesso stinti), da pavimenti antichi o recenti (ma invariabilmente deperiti) e da soffitti poco saldi, attenuata da tende lacere o pannelli (logorati dal sole).
È un silenzio compreso tra pareti entro cui, in ulteriori concamerazioni, altri accadimenti si manifestano con i loro caratteristici suoni. La scuola vibra come uno strumento multiplo. La scuola è un interno esterno come il tubo digerente. Chi ci entra passa per stanze laboratorio in cui si trasforma una materia delicata. La scuola è agenzia preposta all’istruzione, all’educazione e alla formazione. Non è un posto qualsiasi. E gli insegnanti sono quella strana categoria di salariati che lavorano davanti a una lavagna appoggiandosi a una cattedra. Alcuni passeggiano su e giù tra i banchi mentre parlano. Altri si incastonano sulla sedia. Si ripiegano a fisarmonica, svirgolano, svettano impalati o si afflosciano. Gli insegnanti per anni si incrociano e si lambiscono nei corridoi, e poi nelle aule, e poi nella sala delle riunioni collegiali. Vanno lenti o di fretta. Sono nervosi o posapiano. Energici irriducibili o torpidi. Pieni di slancio o tendenzialmente passivi. Svaniti o puntigliosi. Ironici, sarcastici. Muti contenuti o ciarlieri scatenati. Aderenti al ruolo (anche se precari) o fuori registro. Sono contemplate le gradazioni intermedie, certo, ma a scuola si estremizza sempre un po’. Fino a riprodurre l’emiciclo parlamentare in aula magna, con la destra e la sinistra, antichi retaggi, e qualche indipendente snocciolato qua e là. Come in un giuoco delle parti, si esibiscono i polemici e i concilianti. I presenzialisti e gli sfuggenti. I ligi alle regole e gli anarchici. Scorrono sulla scena gli sciattoni unti, e i precisini ordinati stirati e profumati. Gli sfrontati e i tremebondi. I sorridoni ad oltranza e gli invariabili tristoni. I protetti, i tronfi e gli eterni perseguitati. Gli inossidabili e i malaticci. I pluritraumatizzati del braccio del polso del ginocchio del piede del 6 gennaio, del martedì dopo Pasqua o del 31 agosto, e i cronici, sempre col certificato medico in mano, un fil di voce la tosse la schiena bloccata l’ernia l’epatite che non negativizza il diabete l’anemia l’esaurimento la tachicardia l’unghia incarnita. Non si escludono casi di patologie reali e conclamate attestate e comprovate perfino da morti precoci. A scuola l’efficienza è silenziosa e produttiva. L’efficientismo, una caricatura.
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Roberta C. –
Oggi… ho ripreso la lettura dei racconti di Elena Alma Ferron.
Sono veramente ben scritti, con una prosa sicura, densa e scorrevole.
Condivido poi anche la sua impostazione critica, sicuramente per quel che riguarda gli aspetti pedagogici.
Sono le parole di una persona consapevole, attenta, autonoma nei giudizi. Un punto di vista a cui si sente di potersi affidare, sicuro e articolato. È qualcosa che manca tanto nella scuola, lo si trova oramai raramente. È più il punto di vista di autore che di saggista.
Una lettura che sarebbe utilissima a chi si azzarda ancora a legiferare sulla scuola, dopo fallimenti e sciagure varie…
Sto per andare in pensione. L’unica cosa che salvo è il rapporto con gli studenti, che apprezzo sempre più, i miei studenti del professionale!
Ora continuo la lettura. Sono al capitolo: W il Sostegno.
Roberta C. (una Prof. agli sgoccioli!), Faenza, dicembre 2022