IL LIBRO
La cheba: in un mondo in cui la città si chiudeva alle otto di sera, le discoteche non erano ancora nate e il ruolo sociale degli adolescenti era ancora in formazione, la cheba era un luogo che i più intraprendenti attrezzavano per potersi rifugiare senza interferenze adulte. Una stanza, un piccolo appartamento, l’angolo della trasgressione, della musica ad alto volume: un luogo tutto nostro, dove tutto era permesso e nessuno si scandalizzava (dei presenti, perchè con i “grandi” era tutto un altro discorso), dove la fantasia aveva libero sfogo e ognuno poteva far sentire la propria voce.
Le memorie raccolte in queste pagine ripercorrono il periodo in cui l’autore aveva organizzato la propria cheba, ricordandone frequentazioni ed episodi curiosi. Depositare sulla carta i ricordi diventa una dichiarazione dell’indicibile, una psicoterapia liberatoria che passa attraverso suoni e avvenimenti coagulati in una famosa stanza del centro di Padova. Rivivono così momenti fantastici di una nostra storia recente, per chi c’era e l’ha vissuta ma anche per chi ne ha solo sentito parlare.
L’AUTORE
Mario Benincà
Paola Z. –
Qualche giorno fa stavamo per donare questo libro a un’amica poi ci siamo accorti che ce l’aveva già perché era stata a una presentazione e l’aveva comprato.
Così, trovandomelo tra le mani, l’ho letto in due ora di viaggio. Ecco un libro confessione, mi son detta. Forse serve per provare a sé stessi che si può confessare/raccontare tutto… e prima o poi arriva il momento di farlo; monta l’urgenza.
A ciascuno per qualche motivo la propria vita appare eroica… Infatti molti dicono che dovrebbero scrivere un libro…
Scrivere fa pareggiare i conti con sé stessi e con gli altri, gli amici, i genitori…
Scrivere è una liberazione accompagnata dall’orgoglio di aver vissuto….in questo caso, gettando via un po’ di salute!
Confessione confessione delle mie brame… Tutti scrivono (o vorrebbero scrivere): Benincà lo ha fatto semplicemente, con soave ironia. E con utili rievocazioni musicali e suggerimenti di ascolto.
Daniela C. –
… ho letto Beat Room, bello! La trasgressione degli anni Sessanta da chi l’ha vissuta tutta, potrebbe essere materia da film. Bravo Mario!!
Daniela C., aprile 2023
Melchiorre Gerbino –
Ciao. È scritto bene ed è un bello spaccato del risveglio della provincia italiana delle zone più evolute del nostro territorio ai grandi temi degli Anni Sessanta. La rievocazione di quei tempi è di una sincera sentimentalità che rende lo scritto interessante perché non vi sono sbavature o compiacimenti amarcord. A me è piaciuto. Mi ha sorpreso che ci fosse Pasticca, ma poi ho capito che era uno che aveva per caso lo stesso soprannome del Pasticca di Mondo Beat, Eros Alesi, il famoso poeta che si suicidò a vent’anni.
Melchiorre Gerbino, giugno 2022
Mirella Dal Pra, Salonicco –
Quando Mario mi disse che avrebbe scritto un libro per raccontare quel meraviglioso periodo che ci ha visto adolescenti, vissuto per una buona parte in condivisione con molti amici comuni, mi era subito piaciuta come idea. Ed ho il grande piacere di aver letto per prima quella pagina che poi è diventata la emozionante prefazione del suo piacevolissimo racconto.
Non serviva che lo incitassi… aveva già preso la sua decisione che lo ha portato a scrivere un libro che ho letto tuttodunfiato.
Scritto molto bene in modo espressivo, mai banale, cogliendo i momenti più importanti della sua vita che coinvolgono tutta la generazione che trovava negli anni ’60 un suo modo di esprimersi, con il culmine nel ’68, la rivolta giovanile che cambiò il modo di vedere la vita, soprattutto attraverso la musica. Mario, da gran conoscitore (inutile competere con lui, non ne azzecchi una) ci ha portati in quel mondo. I primi gruppi padovani, ispirati ai grandi interpreti di quel periodo che abbiamo amato e amiamo ancora.
Il beat.
La beat room, la sua cheba, una fra quelle che vengono citate.
Le sue esperienze, raccontate in modo coinvolgente. Alcune persone di cui mi ricordavo i nomi, alcuni dei quali conosciuti più per fama che per conoscenze vere e proprie. Ma lui ha ricordato tutti, per tutti si intuisce che avrebbe tante cose da raccontare, portandoci, come in un film, a veder passare davanti a noi le immagini di un lontano passato che grazie a lui è diventato presente, come di cose successe ieri.
La descrizione della sua casa, quelle stanze che hanno le pareti impregnate di musica, ti fanno sentire ancora giovane, almeno per un po’.
Le sue esperienze, spesso forti, con cui è diventato un uomo, un uomo capace di emozionarti con un libro perchè scritto con il cuore.
Mi è piaciuto molto leggerti, grazie Mario.
Mirella Dal Pra, marzo 2022
Pino Tota –
Da un casuale incontro con Mario Benincà sabato sera al Radio City nasce l’opportunità di acquistare la sua recente creatura “BEAT ROOM Memorie da una cheba” Intanto lo ringrazio caldamente per la bella dedica autografa e ora esprimo le mie sensazioni. In poche parole ho dedicato la domenica pomeriggio alla lettura del libro e al contemporaneo ascolto del CD “Bacchiglione Beat”.
Sinceramente confesso di aver quasi divorato le pagine famelicamente grazie alla dinamica stesura del testo, coinvolgente e privo di inutile retorica. Come in un dialogo tra amici, Mario ci trasporta in quel mondo, direi esclusivo, che lo vede protagonista tra le situazioni e le ambientazioni dei nostalgici anni 60. Un mondo che per chi non lo ha vissuto ha assunto il valore di una epoca mitica e irripetibile. Un’epoca che ha rappresentato un importante momento di rottura con il passato per la generazione poi definita beat. Fermenti e innovazione che hanno portato a quel bisogno assoluto di libertà che Mario ha molto bene descritto.
Non scendo nei particolari anche perché il racconto va vissuto nella sua lettura, ma mi piace sottolineare l’emozione di ricordare nomi e personaggi forse sinora latenti nella mia memoria.
E come ultima chicca mi sono già creato una playlist dei titoli citati denominata Gheba, inserita in una chiavetta e infilata nell’USB dell’auto.
Complimenti Mario e alla prossima tua fatica letteraria.
Pino Tota, marzo 2022
Bruno Polettini –
Un giovane degli anni 60 alla ricerca della “luce” con varie esperienze, un percorso della sua vita al limite sia mentalmente che fisicamente. Forse non fu l’unico a percorrere quella strada, ma senz’altro l’unico a Padova a raccontarla con coraggio…
Bruno Polettini, febbraio 2022
Antonio Benincà –
… le tue memorie da una cheba mi hanno scosso molto. Ti voglio un gran bene.
Antonio Benincà, febbraio 2022
Enrico Zampiron –
Noi di qualche anno più giovani guardavamo con molta curiosità alla “cheba” di Mario cercando di immaginare il proibito che in essa si vociferava essere presente. Un luogo a noi sconosciuto e misterioso circondato da leggende metropolitane che diventavano argomenti primari nei tanti punti di ritrovo. Ho comprato e letto in un sol fiato questo piccolo, ma esauriente libro, che racchiude la storia di momenti vissuti con leggerezza, dove i protagonisti, seppur con modalità diverse, hanno affrontato le inquietudini di una generazione che stava cercando la propria strada e la musica indirizzava in un’unica direzione. Complimenti amico mio per questo spaccato di vita che hai saputo descrivere con tanta nostalgica verità.
Enrico Zampiron, febbraio 2022
Carmen Fazio –
… la tua compagna di banco ha letto il tuo libro tutto d’un fiato! Mi son ritrovata nella cheba vicino casa mia. Bellissimo il commento con le canzoni…
Carmen Fazio, febbraio 2022
Betty Bellon –
Finito ora di leggere il tuo libro Mario, poche pagine ma talmente ricche di contenuti, ricordi ed emozioni che ad aggiungerne altre, avresti rischiato di togliere quel tocco di magia che lo ha caratterizzato.
Mi è piaciuto moltissimo e mi ha molto colpito che i vari capitoli tu li abbia chiusi con i titoli delle nostre canzoni e con alcune poesie… molto stimolante!
Mi sono anche commossa e davvero grazie Mario per questa bella testimonianza che non dimenticheremo mai!
Betty Bellon, febbraio 2022