Descrizione
Architetture
L’esposizione testimonia la ricerca creativa di Antonio Lovison attraverso il mezzo fotografico, centrando le composizioni sul tema del paesaggio urbano.
L’oggettività spaziale, che connota generalmente la fotografia, viene piegata dall’artista ai valori di sapiente composizione spaziale e cromatica, nella consapevolezza che lo scatto fotografico è testimonianza dell’atto percettivo, mai neutrale, di attribuzione valoriale.
Il catalogo è testimonianza della mostra che segue le iniziative già avviate da Elisa Simionato, nel suo spazio “illimitè”, dove si sono susseguite le esposizioni dedicate ad Alberta Vita, Luigi Voltolina ed Antonio Sarto.
Sull’uso della fotografia nel lavoro di ricerca artistica di Antonio Lovison, Paolo Pavan riflette che “Lovison si evidenzia, infatti, con le qualità di un compositore contemporaneo, cosciente che la scatola degli attrezzi dell’artista sia mutabile . L’approdo alla fotografia è stato niente più che un aggiornamento coerente con il suo percorso artistico: egli è stato, ed è, pittore e scultore.
La sua ricerca, più che trentennale, indaga i limiti percettivi di materia e spazio: dai primi trompe-l’oeil, nella classicità dello sfondamento prospettico per la creazione di uno spazio illusivo, alla simulazione delle proprietà cromatiche e tattili della materia. Progressivamente, però, il figurativo, inteso nell’accezione del mimetico alla Natura, è stato marginalizzato, con l’intensificarsi di dominanti geometriche.
Il centro di ricerca è diventato il rapporto tra figura/fondo. A differenza degli studiosi della Gestalt e degli artisti dell’arte cinetica e programmata, che hanno ridotto al silenzio il riconoscimento del rapporto tra rappresentazione e reale, Lovison dissemina tracce che ancorano le sue opere ad un rimando semantico. Egli gioca sul doppio registro di libera composizione geometrica e pregnanza del frammento che ancora, ontologicamente, è quel pezzo di quotidianità, diventato figurativamente importante solo per l’indicazione dell’artista. Qualcosa di più e di diverso dal ready made: lo straniamento dal contesto è controllato e dinamico.
La sua produzione fotografica non si discosta da questa linea: il connotativo aleggia nell’immagine senza mai forzare il denotativo, senza rischiare nel territorio della metafora o del simbolico.”
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