19 settembre 2017
Gianrocco Guerriero recensisce sul quotidiano “Roma” Angela Lina. Un frammento di cielo, dopo la presentazione a Palazzo San Gervasio (PZ).
Le liriche per Angela Lina. Frammenti di cielo poetici
Ci sono persone che nascono con un dono speciale: non hanno bisogno di imporsi, per essere ascoltate; non devono ascoltare, per poter capire e non è necessario che parlino per essere comprese; la loro esistenza – il più delle volte molto breve – non si svolge come quella di un individuo particolare, ma è un qualcosa che accade “sub specie aeternitatis”, come direbbe Schopenhauer. Sia lo Storia che l’agiografia sono ricche di biografie del genere: uomini e donne eccezionali, che sin dall’infanzia hanno manifestato il loro dono, arrivando spesso a diventarne succubi, a doverlo sopportare come un fardello; laici, oppure divorati dal fuoco di un credo religioso, non importa quale. Un essere del genere, Angela Lina De Cunzolo, nacque a Palazzo San Gervasio, nella provincia nord di Potenza, il 31 maggio del 1961. Morì il 3 agosto del 1992, dopo che il 19 giugno dello stesso anno le era stata diagnosticata una encefalite post-influenzale, che la fece soffrire tantissimo, fino a provocarle una paralisi e infine il coma. Dei suoi trentun anni di vita, ciò che è rimasto è indelebile: sorrisi, attenzioni per il prossimo e in particolare per i bambini, soprattutto se indigenti; capacità di sciogliere malumori e dissidi con la sola luce del suo sguardo, opponendo una dolcezza di ferro contro ogni ostacolo. Era anche bella, di una bellezza straodinaria che trascende la mera attrattiva carnale. Solo chi l’ha conosciuta, forse, può davvero capire. Il fratello Vincenzo (medico a Padova e già autore di sillogi poetiche), in occasione dei venticinquesimo della sua scomparsa, ha voluto dedicarle un libro. “Angela Lina. Un frammento di cielo” è il titolo in cui ha raccolto ricordi personali, “frammenti di quotidianità” e testimonianze di parenti, amici e conoscenti. “Le piaceva ascoltare il suono dell’acqua – scrive Vincenzo (per tutti, Enzo) – e guardare i costumi degli insetti, si lasciava attrarre lo sgiardo da lontane e antiche colline dove selvatici paesaggi di querce rievocano la Creazione”. La grandezza di Angela Lina sgorga proprio da questa primigenia semplicità, capace di inebriare gli animi e riportare all’essenza del mondo.
Per questo, nonostante lei non sia più fra chi ha amato e l’ha amata, la sua storia non è ancora finita.