27 maggio
Storia nera di un innamoramento
Tecla Terazzi, giovane poetessa milanese, approda alla sua seconda opera edita con Storia nera di un innamoramento: nelle sue parole “Capita raramente di provare sentimenti intensi e il desiderio di rivedere l’altro, di cui ci si è invaghiti, quasi fosse una droga senza la quale facciamo fatica a restare soli. Eppure, a qualsiasi età, ciò può accadere e quando avviene si immagina che anche l’altro comprenda quello che ci succede e lo condivida. Almeno, questa è la speranza dell’innamorato.
Talvolta, però, la storia si conclude con l’apparir del vero, come potrebbe ripetere un Leopardi. Si arriva alla triste comprensione che si è idealizzato il sentimento e insieme la persona per la quale lo si è provato. Si è creduto che l’altro fosse diverso o, perlomeno, fosse in grado di capirci fino in fondo. Così non è avvenuto e si è finito per fare l’opposto, ovvero cercare di adeguarci noi, se non cambiare proprio, per corrispondere all’idea dell’altro. Altro, che alla fine ci lascia con il dubbio di averci o meno amato davvero.”
da: Tecla e le altre, prefazione di Paola Zan:
Tecla Terazzi scrive, attraverso la forma poetica, per cristallizzare il sacro vissuto, che risulterà finalmente osservabile con respiro calmo e quel sano distacco, raggiunto nel massimo rispetto di sé e in totale trasparenza. Ne scrive per alleggerire il carico di sofferenza, ma soprattutto per riposizionarsi nel mondo dopo lo spaesamento dovuto alla perdita. La lettura dei suoi versi lascia la netta sensazione di percorrere insieme a lei, ancora giovane studiosa del linguaggio dei sentimenti, quel sentiero della memoria recente recentissima che diventa luce da intrecciare prefigurandosi il compimento di una densa consapevole variegata vita futura. Riaffiorano splendide, anche per analogia, le parole di Nadia Campana (…).
da: La poetica esperienziale di Tecla Terazzi, nota di Anna Tea Salis:
Mi piace pensare alle poesie di Tecla come a un film, stimolano l’immaginazione nel lettore come fosse uno spettatore davanti a una serie di tableaux vivants.
Dalla parola, al suono, alle immagini. La parola si fa immagine personale a misura della propria interpretazione.
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